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Alfa75TS
automodellandonissimo



Inserito il - 22/02/2011 : 15:09:25  Link diretto a questa discussione Aggiungi Alfa75TS alla lista amici
FIAT: FIOM NON FIRMA DISTACCHI ALLA SEVEL DI LAVORATORI EX BERTONE


(ASCA) - Torino, 21 feb - La Fiom non ha sottoscritto l'accordo firmato invece dai delegati degli altri tre sindacati metalmeccanici, Fismic, Fim e Uilm, che prevede il comando distacco di 150 lavoratori della ex Bertone (gruppo Fiat) nello stabilimento Sevel di Atessa in Val di Sangro. Il no del sindacato arriva a pochi giorni dall'avvio del negoziato - previsto lunedi' prossimo all'Unione industriale - sui nuovi investimenti per la carrozzeria di Grugliasco, per la quale la Fiat, che ha acquisito lo stabilimento la scorsa estate, ha proposto il modello Mirafiori. All'origine del no - che non impedisce l'avvio della procedura malgrado la Fiom rappresenti 10 dei 15 componenti delle Rsu ex Bertone - l'accordo quadro che e' stato siglato alla Sevel dalla sola Fismic, e che prevede la clausola di esigibilita'. ''E' curioso e inaccettabile - dichiara Federico Bellono segretario torinese Fiom - che la Fiat non abbia voluto fornire una copia ai delegati della Bertone dell'accordo fatto alla Sevel: anche per questa ragione e' incomprensibile invece come le Rsu di Fim e Uilm abbiano deciso di firmare.

Tutto cio' dispiace anche perche' i delegati della Fiom erano interessati e disponibili a un vero negoziato, a tutela dei lavoratori interessati alla trasferta: non e' pero' accettabile che venga chiesto un consenso a scatola chiusa''.


''In quest'accordo per i lavoratori ex Bertone non c'e' alcun riferimento alla clausola di esigibilita''', replica Margot Cagliero della Fim Cisl. ''La Fim ha unico grande obiettivo - prosegue Cagliero -: fornire ai lavoratori della Bertone il lavoro perche' sono in cassa integrazione da 7 anni. E se c'e' un'opportunita' che i lavoratori condividono la Fim e' per fare l'accordo, saremmo determinati su questo episodio come sulla partita finale della ex Bertone legata al nuovo investimento Fiat da 500 milioni''.

Giovedi' e' prevista la riunione della Rsu ex Bertone, a cui la Fim ha detto che non partecipera' in polemica con la fiom e venerdi' l'assemblea dei lavoratori che daranno il mandato alle Rsu ad aviare il negoziato con la delegazione aziendale.

Quanto ai distacchi per la Sevel, la lista dei 150 e' stata ormai quasi completata, e il periodo previsto di impiego e' dal 28 febbraio al 28 maggio.

eg/rf/rob

dal fatto quotidiano

Lavoro & precari | di Andrea Giambartolomei

21 febbraio 2011

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Il modello Mirafiori fa scuola
Adesso tocca alle Officine di Grugliasco

Il contratto per i metalmeccanici voluto dall'ad del Lingotto Marchionne potrebbe essere applicato anche all'ex carrozzerie Bertone rilevate dalla Fiat
A distanza di poco più di un mese dal referendum per l’accordo di Mirafiori, il contratto per i metalmeccanici voluto dall’ad del Lingotto Sergio Marchionne potrebbe essere applicato anche a un’altra azienda della galassia automotive del Torinese, le Officine automobilistiche Grugliasco, ex carrozzerie Bertone rilevate dalla Fiat nel 2009 dopo un’amministrazione straordinaria sotto il controllo di un commissario. Tra i lavoratori, riuniti in assemblea da venerdì scorso, sono subito sorti dubbi e contrasti, ma alcuni delegati elaboreranno una piattaforma alternativa da proporre all’azienda.

L’ad Fiat si è impegnato a investire 500 milioni di euro circa per avviare la produzione di un modello Maserati dal dicembre 2012, con l’obiettivo di riportare al loro impiego tutti i lavoratori in cassa-integrazione da quasi sette anni, e portare lo stabilimento alla produzione di 50mila vetture l’anno. Questa l’assicurazione, a patto che si garantisca un migliore utilizzo e una maggiore governabilità dello stabilimento, come fatto per Mirafiori. Una condizione che ha subito suscitato polemiche: “Dal momento in cui a Pomigliano avevano proposto il nuovo tipo di accordo sentivamo che sarebbe arrivato anche da noi”, dichiara il delegato della Fiom Giacomo Zulianello.

E come a Mirafiori è stato imposto un diktat. Stando al delegato, nell’incontro tra azienda e rappresentanti sindacali martedì scorso all’Unione industriali di Torino, è stato detto che se non si giungerà a un accordo verranno portati i libri al ministero dell’Economia facendo ricadere lo stabilimento nelle condizioni di 15 mesi fa. In parole povere, se il nuovo accordo non fosse accolto, le Oag torneranno a essere amministrate da un commissario liquidatore.

Venerdì si è tenuta un’assemblea delle rappresentanze sindacali unitarie, composte da 10 delegati della Fiom, una della Fim, uno della Uilm e i tre della Fismic, per illustrare i piani ai 650 lavoratori presenti. Tutte vedono positivamente il ritorno alla produzione però alcune sigle vogliono arrivare a una proposta condivisa. Tuttavia ci sono stati momenti di tensione tra i delegati della Fiom e quelli della Fismic dopo l’attacco del segretario generale Roberto Di Maulo, che ha definito l’atteggiamento della Fiom “criminale, antistorico e reazionario”. Un’altra dichiarazione che non è piaciuta a molti lavoratori presenti all’assemblea è stata quella di un funzionario della Fismic: “Ha detto che la pausa mensa a fine turno serve a non usurare la catena di montaggio, come se fosse più importante della condizione fisica degli operai. La gente ha iniziato a criticarlo contestandolo nel merito”, racconta Zulianello.

Giovedì i delegati di Fiom e Uilm si incontreranno per pianificare le controproposte. “Abbiamo richiesto di discutere dei punti dell’accordo e arrivare a una mediazione”, spiega Zulianello. Le proposte alternative riguarderanno la gestione dei turni, degli straordinari e sulle quantità di produzione. Non parteciperanno i delegati di Fim e Fismic: “La Fiom non l’ha concordato con noi”, ha detto Margot Cagliero della Fim. Il sindacato autonomo erede di quello aziendale vuole invece “firmare l’accordo così come l’ha presentato la Fiat”. Venerdì 25 ci sarà un’assemblea per discutere e votare e dopo tre giorni riprenderà il confronto tra azienda e sindacati.

Nel frattempo vanno avanti le discussioni per il distacco di alcuni lavoratori in altre aziende, una misura alternativa alla cassa-integrazione. Già 130 dipendenti sono in forza agli stabilimenti Pininfarina di Bairo Canavese e San Giorgio Canavese, ma per rimanere in attività si sono visti obbligati a sessanta chilometri di strada in più per raggiungere il posto di lavoro. Ma si sta anche discutendo della possibilità di trasferire 150 lavoratori nello stabilimento Sevel di Atessa, in provincia di Chieti, come richiesto dall’azienda.






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Alfa75TS
automodellandonissimo



Inserito il - 22/02/2011 : 15:11:09  Link diretto a questa risposta Aggiungi Alfa75TS alla lista amici

Fiat: Giugiaro, "Marchionne grande uomo di finanza non di prodotto"

(Teleborsa) - Roma, 18 feb - "Sergio Marchionne è un grande uomo di finanza non di prodotto." A dichiararlo il designer torinese Giorgetto Giugiaro nel durante una presentazione del "Master of Science in design" in corso a Torino." Chi compra un auto non è interessato a sapere dove il prodotto è fatto, in Cina, in India o in Polonia, guarda i contenuti e cosa questi offrono e allora vince il migliore" ha detto Giugiaro, rimarcando una sulla competizione sempre più' agguerrita nel settore dell'auto.

Giugiaro ha poi parlato dell'internazionalità del gruppo Fiat sostenendo che il Lingotto ha avuto un "attimo di defaillance e adesso sta cercando di ripartire con Chrysler...io naturalmente faccio il tifo per l'industria italiana e spero possa avere soddisfazione, anche se faccio parte di un grande gruppo non italiano. Non metto in dubbio che ci sia la volontà di industrializzazione, il problema pero' e' arrivarci bene, in salute e con ottimi prodotti perchè la concorrenza è incredibilmente tosta. " Ha concluso Giugiaro.






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Alfa75TS
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Inserito il - 22/02/2011 : 15:12:52  Link diretto a questa risposta Aggiungi Alfa75TS alla lista amici
Fiat perde la campagna di Russia

*

La campagna di Russia della Fiat di Sergio Marchionne è finita con una disfatta. La lettera d’intenti firmata nel febbraio dell’anno scorso con Sollers, secondo costruttore di auto del paese, holding che controlla parti di diverse compagnie, fra cui la Uaz e la Zmz, è stata strappata. Il consiglio di amministrazione della Fiat, riunito venerdì mattina a Torino, ha passato la mano, approvando solo il bilancio 2010 e i dividendi per gli azionisti. Poche ore dopo, si è capito il perché: i russi hanno scelto la Ford quale nuovo partner di un’alleanza per la produzione, distribuzione e vendita di modelli del costruttore americano. Sollers, evidentemente, ha trattato su due tavoli, senza che i manager italiani se ne accorgessero. La stessa cosa era capitata tre anni fa alla Fiat in Cina, quando negoziando una joint venture con Chery, gli uomini del Lingotto si resero conto che addirittura qualche stanza più in là i cinesi stavano trattando la stessa materia con la Chrysler allora tutta americana. Lo smacco russo di fatto indebolisce la strategia di Marchionne, che a oriente del Lingotto perde una occasione di crescita su un mercato in forte espansione, perdipiù essendo ancora fuori dalla Cina e con grandi problemi in India nell’accordo esistente con Tata.

In una nota, il costruttore italiano ha fatto sapere che intende comunque andare avanti da solo, confermando di voler costruire veicoli commerciali sempre con Sollers. Nella lettera d’intenti, Marchionne aveva ottenuto dalle banche russe, alla presenza del primo ministro Vladimir Putin, prestiti agevolati per 2,4 miliardi di euro, da erogare entro il 2016 con l’obiettivo di produrre 500.000 auto e suv Jeep entro quell’anno. Parte di questi soldi potrebbero forse restare sul piatto, considerando che il governo di Mosca sta spingendo molto per far crescere il settore auto e dunque anche la sola Fiat sarebbe una benvenuta. Secondo gli analisti di Boston Consulting, la Russia potrebbe diventare il sesto mercato mondiale di quattro ruote entro il 2020 (oggi è il decimo). E il primo in Europa entro il 2018, superando quello della Germania.

Il voltafaccia di Sollers fa segnare il passo alla capacità di Marchionne di attrarre capitali pubblici e semi-pubblici nella costruzione di una Fiat-Chrysler più forte, dopo la marcia trionfale a Washington e a Belgrado. Nella lettera d’intenti stracciata, in Russia il gruppo italiano avrebbe dovuto commercializzare nove nuovi modelli (berline medie e medio-grandi e Suv), sei dei quali avrebbero avuto come base una nuova piattaforma derivata dall’accordo di Fiat con Chrysler. Almeno il 10% dei veicoli prodotti sarebbe stato destinato all’esportazione. Lo stabilimento Sollers di Naberezhnye Chelny sarebbe stato ampliato con nuovi impianti produttivi e un parco tecnologico per la produzione di componenti. La joint venture con Ford punta su due stabilimenti nella regione di San Pietroburgo e nel Tatarstan.






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